#smrgSAHAF I due Memorabili Assedi Rodi ne 1480 e nel 1522 - 1929
“Nella seconda metà del '400, la minaccia turca contro Rodi comincia N ad accentuarsi. Venezia, Genova e Firenze seguono, nelle relazioni coi Turchi, solo i loro interessi. La Persia, che costituiva un potente di- versivo per le armate di Maometto, rallenta la sua attività guerresca; i principi d'Occidente stanno impegnati in lotte tra di loro.
Il Sultano, prima di iniziare la lotta aperta, contro l'isola dei Cavalieri, tenta di rendersi conto per vie oblique dello stato della piazza e dei suoi mezzi di difesa. Il Gran Maestro D'Aubusson, che ha sentore di quanto si prepara, raddoppia gli sforzi per mettere le fortificazioni in pieno assetto, massime dopo un uragano che le aveva in parte rovinate. In pari tempo spedisce ai cavalieri di tutte le lingue, in Europa, un disperato appello perchè accorrano alla difesa di Rodi, la comune patria minacciata. I cavalieri devono comparire al capitolo generale in pieno as- setto, portando con loro i rendiconti dei redditi dei beni dell'Ordine, e dopo aver realizzate tutte le somme necessarie per far fronte a spese tanto straordinarie.
Tale appello, in data del 31 luglio 1477, è seguito con entusiasmo da quasi tutti i cavalieri, che convengono in breve a Rodí da ogni parte del mondo cristiano. D'Aubusson viene investito di poteri quasi dittatoriali. Per premunirsi da altre parti, egli conclude tosto un armistizio col Sultano di Egitto e col Bei di Tunisi. Intanto nella primavera del 1479 Maometto com- pletava i suoi armamenti e dava il comando della possente armata al Visir Misah o Messih, che si suppone fosse un Paleologo rinnegato, senza però che l'asserzione degli storici cristiani trovi conferma nelle fonti turche. Il pascià era consigliato da due rinnegati, Demetrio e Meligali, e da un espertissimo ingegnere tedesco, chiamato mastro Giorgio. Sebbene i pre- parativi della spedizione fossero tenuti celati con ogni cura, i cavalieri...”
“Nella seconda metà del '400, la minaccia turca contro Rodi comincia N ad accentuarsi. Venezia, Genova e Firenze seguono, nelle relazioni coi Turchi, solo i loro interessi. La Persia, che costituiva un potente di- versivo per le armate di Maometto, rallenta la sua attività guerresca; i principi d'Occidente stanno impegnati in lotte tra di loro.
Il Sultano, prima di iniziare la lotta aperta, contro l'isola dei Cavalieri, tenta di rendersi conto per vie oblique dello stato della piazza e dei suoi mezzi di difesa. Il Gran Maestro D'Aubusson, che ha sentore di quanto si prepara, raddoppia gli sforzi per mettere le fortificazioni in pieno assetto, massime dopo un uragano che le aveva in parte rovinate. In pari tempo spedisce ai cavalieri di tutte le lingue, in Europa, un disperato appello perchè accorrano alla difesa di Rodi, la comune patria minacciata. I cavalieri devono comparire al capitolo generale in pieno as- setto, portando con loro i rendiconti dei redditi dei beni dell'Ordine, e dopo aver realizzate tutte le somme necessarie per far fronte a spese tanto straordinarie.
Tale appello, in data del 31 luglio 1477, è seguito con entusiasmo da quasi tutti i cavalieri, che convengono in breve a Rodí da ogni parte del mondo cristiano. D'Aubusson viene investito di poteri quasi dittatoriali. Per premunirsi da altre parti, egli conclude tosto un armistizio col Sultano di Egitto e col Bei di Tunisi. Intanto nella primavera del 1479 Maometto com- pletava i suoi armamenti e dava il comando della possente armata al Visir Misah o Messih, che si suppone fosse un Paleologo rinnegato, senza però che l'asserzione degli storici cristiani trovi conferma nelle fonti turche. Il pascià era consigliato da due rinnegati, Demetrio e Meligali, e da un espertissimo ingegnere tedesco, chiamato mastro Giorgio. Sebbene i pre- parativi della spedizione fossero tenuti celati con ogni cura, i cavalieri...”